Marco Donatiello Ph.
Ultimamente mi sono accorta di una cosa.
Per farla affiorare alla soglia della consapevolezza ho avuto bisogno di un caso in particolare.
Si è seduta in studio davanti a me una bella donna, capelli biondi e occhi azzurri, di circa cinquant'anni.
Chiamiamola per comodità Marina, nome di fantasia, anche perchè mi sono sempre immaginata le Marine come donne dalla bellezza nordica (Dylan Dog docet).
Comunque, Marina si siede davanti a me e mi racconta di questo uomo. Che l'aveva lasciata per un'altra. Lei ha aquistato in negozio i materiali necessari e ha fatto partire un rituale di allontanamento prima, un rituale di avvicinamento poi.
E l'uomo in questione ha lasciato la rivale ed è tornato da Marina.
Liscio come l'olio. A questo punto, vorrei tanto concludere con un "E vissero per sempre felici e contenti". Ho un debole per il lieto fine.
Invece quest'uomo, chiamiamolo Pinotto che fa fine e non impegna, ha fatto dei passi falsi.
Voleva stare con Marina, vederla spesso, magari anche dormire da lei un sabato sì e uno no.
Un giorno è tornato dal mercato con dei funghi porcini chiedendole se aveva voglia di preparare il pranzo per loro due.
Un'altra volta, la aspettava sotto casa e dato che tardava le ha citofonato per capire a che punto era.
Parlava di volerla pure sposare, Marina.
Ecco, queste cose, che a me sembrano normali, carine e pure commoventi (sai quante cinquantenni si sdilinquirebbero davanti a una proposta di matrimonio? O davanti a un cesto di porcini?), ecco, a Marina invece queste cose facevano venire l'itterizia, lo scorbuto e vari tic nervosi.
Perchè? Perchè Marina aveva passato gli ultimi trent'anni a vivere da sola.
E un Pinotto che ti dorme in casa due sabati al mese, vuole mangiare con te, ti citofona, ti telefona e prospetta aneliti di futura felicità matrimoniale non poteva sopravvivere.
Conclusioni: Pinotto è stato lasciato da Marina il giorno di Natale.
Che sarà anche vero che a Natale siamo tutti più buoni, ma probabilmente è un proverbio che non si addice alle Marine.
Fosse finita lì, l'avrei catalogato come un generico errore di valutazione femminile. Anch'io ne faccio a decine, figurati. Il fatto è che Marina era lì, in studio davanti a me, con le lacrime agli occhi, e mi chiedeva cosa poteva fare per riconquistare Pinotto, se era il caso di sparare altri rituali di avvicinamento.
Povero Pinotto, ammetto di aver avuto pena per lui. Ho avuto un flash di me che vendevo un nuovo rituale a Marina, Pinotto che immancabilmente tornava, e un mio personale debito karmico legato all'infelicità sentimentale di Pinotto.
Così, al posto di vendere materiali a Marina, ho cercato di farla riflettere. Amava Pinotto? Probabilmente no. Ma fosse anche stato vero il contrario, avevano due modi di concepire l'amore totalmente diversi. Due progetti di vita, due abitudini inconciliabili. A cinquant'anni le persone non cambiano, non così tanto almeno. E Pinotto sarebbe tornato col cestino di funghi, e Marina lo avrebbe accolto col suo desiderio di spazi e di solitudine.
C'è una carta dei Tarocchi che amo molto: la carta degli Amanti.
"Questa lama rappresenta l'incrocio di due strade, che si dipartono dai piedi di un giovane.
Al di sopra di lui, un Cupido bendato tende la sua freccia, che contiene la volontà del giovane. Se il giovane non disperderà la sua volontà, ma riuscirà ad economizzarla, il suo volere ed il suo atto d’amore saranno potenti. Questa metafora è importante soprattutto per un discorso magico: se il Magus sarà capace di indirizzare e convogliare il suo pensiero come puro atto di volontà, e di scagliarlo come una freccia verso il suo obiettivo, con mano ferma che non teme l'insuccesso e con un valido arco, realizzerà ciò che desidera, sempre all’interno dei piani divini."
(Tratto dal mio penultimo libro pubblicato, Il Linguaggio Magico dei Tarocchi, Psiche2).
Questo per dire cosa, a Marina, a me stessa e a tutti voi?
Che dobbiamo capire quello che davvero vogliamo. Se è una cosa che fa per noi. Se è una cosa che ci fa stare bene, che ci arricchisce, che ci completa. Perchè poi, dal Volere all'Avere, il passo non è così lungo. Davvero.
La cosa difficile è la scelta, è capire se quel determinato compagno, lavoro, sport, se quella abitudine, ci starà bene addosso. E' un pò come provare un vestito dentro il camerino.
Pinotto sta bene indosso a Marina? Sicuramente no.
E a noi, cosa sta bene indosso?
Non facciamo l'errore di dover sempre tornare coi resi per i cambi.