C'era una volta, tanto tanto tempo fa, una piccola bambina coi lunghi boccoli neri. Viveva in un piccola cittadina francese, di nome Alençon.
Aveva occhi scuri profondi come la notte, a causa di un giovane dolore. A cinque anni, aveva perso entrambi i genitori, e viveva in un orfanotrofio gestito da suore benedettine.
Ogni sera alzava gli occhi al cielo e chiedeva a qualche stella lontana di realizzare i suoi desideri. Chiedeva indipendenza, ricchezza, riscatto, fama, onore e potere.
Era la seconda metà del 1700, e appena divenne abbastanza grande da poter decidere del suo destino, decise di tentare la sorte nella capitale, Parigi.
Non aveva nessuno che si potesse prendere cura di lei, nè un amore, nè un amico, così andò a Parigi e trovò lavoro presso un'umile lavanderia. Era stancante, tornava a casa con le mani screpolate e le braccia doloranti; ma nello stesso tempo era divertente, aveva a che fare con tante donne nella sua stessa condizione, che come lei cercavano, in un modo o nell'altro, di andare avanti.
Tra un rammendo e una stoffa, c'era sempre il modo di fare due risate con qualcuno. Era una compagnia allegra, era facile fare amicizia e parlare un pò di tutto, un clima molto più aperto di quello in cui era cresciuta, nel rigore dell'orfanotrofio.
Quella ragazza dagli occhi scuri non dimenticava, però, la richiesta di riscatto che aveva chiesto al Cielo, per innumerevoli notti.
Un giorno nella lavanderia entrò una cliente particolare. Le sue colleghe si affollavano, dietro le fessure del retro del negozio, per osservare quella imponente signora che aveva sporto il suo lungo abito color blu pavone alla titolare. "Eccola, è lei!" "Guardala, guardala!". Anche la ragazza si avvicinò per osservarla di nascosto. Era una signora alta, formosa, di mezza età. Aveva lo sguardo di una donna che dalla vita ha visto, e ascoltato, tutto, e che ha saputo accogliere dentro di sè anche i più terrificanti segreti mai rivelati prima ad anima viva. La ragazza rimase rapita da quello sguardo. Dentro di sè, sentiva che quella donna avrebbe cambiato tutta la sua vita. Le dissero che si chiamava Madame Gilbert, che era un'indovina. Una donna che prevedeva il futuro con l'uso delle carte.
La ragazza era curiosa di sapere se il Cielo le avrebbe mai dato un'opportunità di riscatto, così, un pò timidamente, raccogliendo la sua paga settimanale, andò a casa dell'indovina per conoscere il suo avvenire.
Tornò tante volte in quella casa, quando, sfinita dopo la lavanderia, saltava la cena per andare a nutrire il suo spirito. Le carte le parlavano, parlavano alla sua anima. Le parlavano di potere, fama, successo, ricchezza e riscatto. La ragazza voleva capire come l'indovina riuscisse a vedere tutto questo. Così, Madame Gilbert, con pazienza e attenzione, le insegnò ad utilizzare i Tarocchi di Etteilla, il famoso parrucchiere e cartomante francese.
La ragazza dagli occhi scuri divenne una donna, una donna col nome di Marie Anne Adelaide Lenormand. Era a Parigi da neanche un anno, e aprì il suo studio di cartomanzia, in Roue de Tournon, una via stretta e riservata. Sull'entrata mise una semplice targhetta "Mademoiselle Lenormand, libraire". Questa riservatezza non le impedì di finire sotto lo sguardo delle autorità giudiziarie, che la fecero condurre davanti a un giudice, che decretò un breve periodo di
carcere. Riguardo alla sua detenzione, Mademoiselle Lenormand raccontò, molti
anni più tardi, che essa avvenne perché aveva predetto la morte del re Luigi XVI.
Nuovamente fuori dalla prigione, più determinata e testarda di prima, continuò la sua attività di indovina. Divenne sempre più famosa e importante, molte voci, più o meno accreditate, asserivano che Mad. lle Lenormand fosse diventata la confidente personale di Napoleone e della sua consorte Giuseppina.
Lavorò tutta la vita, accumulando numerose ricchezze, fama, successo e popolarità; le stesse che tanti anni prima aveva domandato al Cielo. Non si sposò mai, non aveva tempo per l'amore, o forse, chissà, le bastava conoscere i più nascosti tormenti del sentimento, che quotidianamente ascoltava per lavoro, per decidere di fuggire dall'amore il più lontano possibile.
Rimase tutta la vita Mademoiselle, non diventò mai Madame. In un giorno tiepido di fine Giugno, una brezza leggera entrò dalle eleganti vetrate del suo studio. Aveva le carte davanti, che per un attimo si offuscarono, come se una nuvola veloce fosse passata sopra il sole. Decise di salire un attimo sopra, di sdraiarsi nel letto. Congedò in fretta la sua cliente, che uscì dallo studio ancora piena di sospetti sull'infedeltà del marito.
Mademoiselle Lenormand salì le scale di marmo, si sdraiò sul letto tirandosi su le coperte rosso porpora. Sapeva cosa stava capitando. Qualsiasi cosa le avesse chiesto, quella mattina, la sua giovane e sospettosa cliente, usciva sempre la stessa carta. La Morte. Ancora e ancora. Era tempo di accogliere la Nera Signora, col suo teschio e la sua falce.
Alla sua morte, avvenuta all'età di 75 anni, numerosi fabbricanti di carte dedicarono in suo onore svariati mazzi di Sibille, il più celebre rimane il Petit Lenormand.
Più di dieci anni fa, quando ero una ancor più giovane cartomante, anch'io andai a Parigi per incontrare Mademoiselle Lenormand. Era distesa lì, al Cimitero di Père-Lachaise, circondata da fiori e fogli scritti. Le ho lasciato un piccolo vaso di violette.
Addio, coraggiosa, determinata, paziente Mademoiselle Lenormand.