venerdì 13 dicembre 2013

L'ALBERO DI NATALE



Anche in questa famiglia di esoteristi si festeggerà il Natale. Chiamatelo Yule, Solstizio d'Inverno, o come volete voi.
Esiste però un'ardua e silenziosa lotta tra il capofamiglia, personificato nella figura di Andrea, il titolare della libreria Esotericamente, e la sottoscritta. Perchè, dovete sapere, io ADORO smodatamente tutto ciò che è luccicoso, brillante e un pò pacchiano. Quindi, l'Albero di Natale rimane la mia massima rappresentazione artistica. Neanche i quattro libri che ho pubblicato negli anni precedenti possono reggere il confronto.
Mio marito è il mio esatto opposto. In una sorta di totale austerità saturnina, non vuole mettere neanche una becera decorazione in negozio. Figuriamoci a casa. Negli anni passati addobbavo un pò la vetrina, ma era tutto un lamento. Per giustificare un piccolo festone argentato di 50 cm. avevo dovuto sperticarmi in esigenze di marketing e di aumento delle vendite, legate al momento in cui il cliente, alzando gli occhi al soffitto, si sarebbe ricordato che il Natale era vicino e avrebbe raddoppiato gli acquisti.
Misteriosamente, l'anno successivo il piccolo festone argentato è andato perduto, negli anfratti del negozio (me lo vedo, eccome se me lo vedo, mio marito che trascina l'indifeso festone fino all'immondizia più vicina...).
Quindi, sul negozio ormai mi sono arresa. Rassegnatevi: non ci sarà neanche una lucina o un piccolo alberello di Natale.
La mia vendetta però giunge inesorabile tra le quattro mura domestiche. Quello ormai è il mio regno indiscusso.
Quindi anche quest'anno, come da tradizione, ho addobbato il mio albero di Natale.
Alto 2 metri da terra (non scherzo), munito di ogni confort: palline dorate, argentate e rosse, due serie di lucine colorate e bianche, stalattiti di cristallo, perline rosse e oro.
La gioia degli occhi per il mio gatto. 





Che poi, in realtà, fare l'Albero di Natale ha un suo perchè anche esoterico, sapete?
Alla base dell'albero natalizio stanno gli antichissimi usi, presso varie culture, di decorare i vari Alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, nonché la credenza che le luci che li illuminavano corrispondessero ad altrettante anime. Egualmente venivano ornati anche i vari Alberi Cosmici con simboli del Sole, della Luna, dei Pianeti e delle stelle. In particolare l'abete era l'albero sacro a Wotan, potente dio dei Germani.
Nel Medioevo i culti pagani vennero intesi come una prefigurazione della rivelazione cristiana. Oltre a significare la potenza offerta alla natura da Dio, l'albero divenne quindi simbolo di Cristo, inteso come linfa vitale, e rappresentato come un giardino voluto da Dio sulla terra.
L'uso moderno dell'albero nasce secondo alcuni a Tallin in Estonia, nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella.

Inoltre, vi siete mai chiesti la tradizione che si nasconde dietro al puntale che viene messo in cima all'albero? Chi ha letto il mio ultimo libro, "Vampiri", sa bene che nelle tradizioni religiose e magiche, di ogni parte del mondo, le punte hanno sempre avuto un potere protettivo, difensivo rispetto alle basse entità del piano astrale.  Quale simbolo migliore da mettere a protezione di una casa, nel suo punto più alto, disposto a sfidare il cielo? Un puntale, magari rosso, come il Dio Marte. 
Che il vostro albero di Natale diventi un talismano di luce all'interno della vostra casa. Decorato con angeli, biscotti o palline, con tutto quello che più vi fa sorridere  e vi scalda il cuore, quando tornate a casa. 
Ricordate che anche dietro a semplici gesti consumistici, come addobbare l'albero di Natale, esiste una antica tradizione magica.




martedì 3 dicembre 2013

IL MIO NUOVO AMICO IMMAGINARIO

Dovete sapere che a volte mi capitano delle crisi d'identità legate al mio ruolo lavorativo. Perchè sono una delle rare cartomanti torinesi (o forse l'unica) ad avere conseguito, parecchi anni or sono, una Laurea in Psicologia. Che poi, il docente con cui mi laureai non era il massimo del nome beneaugurale. Si chiamava Bara, ecco. Non scherzo. Però era quello con cui fioccavano di più i Trenta e lode, quindi, mi dissi, perchè non lui? Soffriva inoltre di una rarissima patologia di cui purtroppo soffro anch'io, in forma lieve. Quindi, probabilmente per spirito empatico, scelsi lui. Che tipo di misteriosa patologia condividiamo? Si chiama Prosopoagnosia. Già il termine fa paura, vero? Non è una forma di schizofrenia, bipolarismo o quant'altro. Tranquilli, la vostra cartomante di fiducia non è ancora diventata matta. Non ancora. Chi è prosopoagnosico, semplicemente, è meno fisionomista. Il che significa che, dopo un consulto di cartomanzia, in cui voi mi rivelate tutti i vostri più nascosti peccati, e dopo aver ricevuto la mia pronta assoluzione, uscite dal mio studio, se dopo qualche giorno mi incontrerete per strada, dal macellaio o dal fruttivendolo, io non vi riconoscerò.
Proprio così. Posso sembrare snob, o con la testa tra le nuvole, ma se non vi saluto per strada è perchè, semplicemente, non ho riconosciuto il vostro volto. Il chè se ci pensate è molto comodo, i vostri più turpi e ignominosi racconti non verranno mai collegati al vostro volto, a meno che non diventiate mie clienti abituali, e lì ci rideremo sopra insieme, davanti ad un caffè al bar.
Per ovviare al mio inconveniente di scarsa fisionomia, e trovare sempre nel mio studio un volto familiare e amico, mi sono fatta un piccolo regalo. Un amico immaginario. Che fa molto sanatorio mentale degli anni '70, prima della legge Basaglia.
Una testa di Frenologia.
Oggi parlo complicato, lo so. Prima con "Prosopoagnosia", ora con "Frenologia".
La Frenologia (dal greco phren = mente e logos= studio) è una dottrina  secondo la quale le singole funzioni psichiche dipenderebbero da particolari zone o "regioni" del cervello, così che dalla valutazione di particolarità morfologiche del cranio di una persona, come linee, depressioni, bozze, si potrebbe giungere alla determinazione delle qualità psichiche dell'individuo e della sua personalità.
Questa testa,  fabbricata in porcellana  craquelé,  è copia del modello risalente al 1860, eseguito per ordine  del famoso frenologo  Dott. Fowler, ed era strumento di lavoro per i medici dell'epoca.
I seguaci della Frenologia erano per lo più persone di idee avanzate, per l'epoca, che credevano nella perfettibilità dell'uomo, pensavano che conoscendo il suo carattere attraverso un esame craniologico, ne avrebbero consentito la trasformazione ed il miglioramento. Tranquilli, non intendo stare a scrutare le vostre bozzette e gli avvallamenti sulle tempie per tentare di comprendervi meglio.
Ho un'anima junghiana, preferisco appoggiarmi agli Archetipi dei Tarocchi per questo.
Però, avevo bisogno di un amico immaginario, tutto qui. Ora devo dargli un nome, mi date qualche consiglio?
L'unica cosa difficile è trovare il posto giusto per lui, nello studio.
All'inizio, l'avevo posizionato di fianco a me. Le occhiate timorose di un paio di clienti mi hanno fatto comprendere che era un pò troppo inquietante, lì a fissarvi torvo con tutti i suoi strani nomi scritti sulla testa.
Allora l'ho spostato di lato, su un tavolino dove si appoggia la borsetta. Lì era lui, il mio amico immaginario col suo cranio frenologico, a guardarmi torvo, quasi a dirmi "Ma ti sembro forse un appoggiaborsettaaa???".
Insomma, sto ancora cercando il nome di battesimo e il posto giusto per questa pesante testa di ceramica. Si accettano suggerimenti. E se volete emularmi, lo trovate in vendita presso Esotericamente, per una trentina di euro.


giovedì 28 novembre 2013

UN NUOVO INCONTRO



Voi siete lì, sedute sulla panchina delle attese. La vostra vita sentimentale è piatta, solitaria, senza uscite. La vostra cartomante di fiducia vi ha predetto che avreste fatto un nuovo incontro. Voi vi siete guardate intorno per qualche giorno, guardando con occhio diverso il collega d’ufficio e il giornalaio dietro l’angolo, ma niente.
Così, un po’ stanche e tediate, con i piedi gonfi di chi non ha più voglia di correre dietro a nessuno, vi sedete sulla panchina.
Sentite un passo leggero alle vostre spalle, pensate all’immancabile vecchina che si siederà a fianco a voi per lamentarsi della gotta e del freddo.
Invece, arriva un ragazzo dai modi gentili. Vi chiede se la panchina è libera e se può sedersi, per almeno un attimo, vicino a voi.
L’aria diventa tiepida e quella voragine di vuoto che sentite al posto del cuore si acquieta per un istante.
Si apre l’universo delle possibilità.
Magari il ragazzo inizierà a giocherellare con la sua fede, e capirete che seguire quel futuro vi renderà infelici.
Magari il ragazzo vi offrirà un caffè per combattere quel freddo, e vorrete seguire quel tepore anche in capo al mondo.
Magari il ragazzo si alzerà subito dopo, per rispondere ad una telefonata urgente, si allontanerà dalla panchina accennando un saluto con passo veloce, e mai più saprete niente di lui.
Il mondo è pieno di possibilità, le mie carte ne estraggono alcune. Siete in tante a venire da me stremate, sfinite, disilluse eppure, allo stesso tempo, pronte a rimettersi in gioco. Fatelo, ma con grazia, leggerezza, allegria.
La vita è piena di possibilità. Il mio mazzo ha 22 carte. Coglietene una.


Marco Donatiello Photographer

venerdì 22 novembre 2013

IL PENDAGLIONE

Ecco, ogni Maga che si rispetti ne indossa uno.
Uno cosa? Un Pendaglione. Esatto. Cos'è? Un arcano sincretismo che riunisce in sè il termine "Pendaglio" "Pentacolo", "Medaglione". Se leggete tra le righe, troverete anche "Paccottiglia", "Cianfrusaglia" e "Kitsch".
Perchè il Pendaglione è tremendamente kitsch. Anzi, sospetto che più sia volgarmente enorme e brutto, più svolga un effetto scenico e teatrale.
Non aspettatevi che stia parlando di un potente talismano, giammai! Un vero Magus, i suoi talismani li conserva ben celati, nascosti alla vista e al tatto altrui.
Troppe volte ho dovuto buttare via Scudi di Saint Benoit, medaglie talismaniche di Marte, del Sole, di Giove, perchè qualche scriteriato si avvicinava e, prendendoli tra le mani, diceva "Carino, cos'è?".
Per chi non lo sapesse, i talismani che vengono venduti presso il negozio di Magia Esotericamente vengono sconsacrati al tatto di qualunque estraneo che non sia il diretto proprietario.
Tempo fa avevo una bellissima tovaglietta di stoffa, su cui era disegnato un complicato sigillo di tradizione salomonica che serviva per potenziare la veggenza.


Bellissima, utile, pratica, euro 15. Un solo difetto: veniva sconsacrata nel momento in cui un estraneo la toccava. Ovviamente, doveva fungere da tovaglietta di base nel corso delle mie sedute di cartomanzia al pubblico.
Era tutto un "Aspetta, ha una pieghetta, te la sistemo io!", oppure "Ma questa carta, la carta del Diavolo!" e al posto di indicare la carta beccavano in pieno il sigillo centrale della tovaglietta. Per quanto ad inizio consulto specificassi quanto la tovaglietta fosse intoccabile, e venisse immediatamente guardata con rispetto e reverenza, nel pieno del pathos del consulto, tra lacrime, risa e stridor di denti immancabilmente la mia tovaglietta per la veggenza veniva sconsacrata.
Una volta, ho il sospetto che una cliente l'abbia scambiata per un fazzoletto che mettevo a disposizione per asciugarsi le lacrime. Solo che ero troppo intenta a consolarla per rendermi pienamente conto di quanto stava capitando alla tovaglietta. Notare una successiva strisciata di mascara sull'angolo destro diede definitiva conferma ai miei sospetti.
Tutto ciò solo per sottolineare quanto talismani e tovagliette per veggenza temano il tocco altrui. Il Pendaglione, invece, no. Così, ogni maga che si rispetti ne indosserà almeno uno. Ne ho visti di ogni forma e tipo. Da quelli orientaleggianti, con argento indiano e pietre semi-preziose, a quelli New-Age, enormi campanelloni chiama-angeli (e mi aspettavo l'arrivo svolazzante di un puttino, anzi,  di un puttone da 50 kili). Il mio Pendaglione preferito però resta "La Mano". Immaginatevi un ciondolo tondo di 10 cm. di diametro, dorato, con disegnata dentro una mano aperta e qualche simbolo astrologico a muzzu. Era terribilmente orrendo. Persino mio marito si rifiutò di indossarlo durante una serata di astrologia al pubblico, ogni mia insistenza fu vana.
Però, ricordatevi della mia teoria, non sarete veri occultisti senza un Pendaglione, che oscillando ipnotizzerà magicamente i vostri clienti, ed impedirà loro di sconsacrare la vostra nuova tovaglietta per veggenza.

venerdì 15 novembre 2013

IL KARMA DELLE NUVOLE

Qualche giorno fa, un mio nuovo e acuto lettore, che si accingeva ad addentrarsi nel mio primo libro, "I sette poteri", mi ha rivolto una domanda intelligente.
Nel libro scrivo:
"Gli orientali ritengono queste prove alla base della Legge del karma. Con la magia possiamo allontanare queste difficoltà solo momentaneamente".
Il mio lettore mi chiedeva: "Solo momentaneamente?" Una sua guaritrice gli aveva detto che si poteva cambiare il karma per sempre. E in un libro che tempo prima lui stesso aveva letto si diceva che per cambiare il karma si doveva pulire l'inconscio. 
Cambiare il Karma. Che enorme lavoro. Eppure noi cambiamo il Karma, in meglio o in peggio, ad ogni azione, buona o malvagia, che quotidianamente eseguiamo. Una bellissima citazione, di un ancor più bel film, dice: " La nostra vita non è nostra. Da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e presenti... E da ogni crimine, e da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro." (Cloud Atlas)

Quindi, il nostro Karma si modifica in continuazione. Mentre noi camminiamo su questa scura terra, sopra le nostre teste le nuvole di un destino sconosciuto si modificano, diventando soffici come piumoni o cariche di tempesta.
La Magia non può cancellare il nostro Karma. Può migliorarlo momentaneamente (o peggiorarlo, se cerchiamo di punire un nostro avversario), può posticipare l'avvento di dolorose incombenze o anticipare un incontro particolarmente fortunato. La Magia però non può eliminare il nostro Karma. Tantomeno un lavoro di introspezione, neanche lo scendere nelle tetre profondità del nostro inconscio. Conoscerci dentro può aiutarci a comprendere il nostro Karma, quello sì. Non certo a risolverlo. 
Se il nostro Karma venisse cancellato o esaurito, suppongo che non avremmo più motivo di rimanere qui. Oppure, resteremmo qui solo nei panni di illuminati, di anime luminose che dispongono la loro vita al servizio degli altri, per avvicinare anche loro alla condizione di esseri liberi dalla legge dell'Eterno Ritorno.
Lo dico sempre, noi siamo qui per sporcarci le mani e per risolvere, agendo, i nostri conflitti irrisolti, le prove che sempre a noi ritornano, i nodi karmici, chiamiamoli come vogliamo.
Non esiste candela, incenso o invocazione che possa sostituire questo faticoso lavoro personale. Non sarebbe neanche giusto, suppongo. A me personalmente, sembrerebbe quasi di barare.
Viviamola, questa vita, bella o brutta che ci sembri. Ridiamoci anche un pò sopra, a queste prove che sempre a noi ritornano. E' il modo migliore per trasformare dei nuvoloni carichi di pioggia in soffici nuvolette in cui riconoscere, a testa in sù e sdraiati su un prato, profili umani e animali da zoo.



lunedì 11 novembre 2013

SONO IN RITARDO!

Voi siete lì, in negozio, ad aspettarmi per un consulto. Magari avete fatto le corse per arrivare in orario. Siete partite di casa mezz'ora prima per riuscire a trovare parcheggio in centro, e dopo aver volteggiato come avvoltoi attorno a tutte le piazze strapiene, aver trovato un posto dove forse riesce a infilarsi una Smart, aver parcheggiato la macchina di traverso e su due ruote, aver pagato il ticket per l'importo di tre caffè e il marocchino che altrimenti, pensate, vi bucherà le gomme, vi accingete ad arrivare in negozio.
E siete stoiche, lo riconosco, perchè Via Garibaldi è la via dell'abbigliamento. Scarpe, borse, gioielli, magliette, illuminate in modo accattivante e con cifre di sconti impresse sulla vetrina a caratteri cubitali (fosse anche solo il 10% su un acquisto minimo di 100 euro, è pur sempre un affare!). Ma voi, voi donne che avete prenotato un consulto da me di solito con due settimane d'anticipo perchè prima non c'era posto, voi donne eroiche infilate un paraocchi per non farvi distrarre dalle meravigliose vetrine del centro, e correte da me.
Arrivate trafelate, col fiatone e con ancora negli occhi una splendida borsetta scontata che vi siete lasciate sfuggire. Ecco, arrivate lì, nella libreria Esotericamente, ed io non ci sono.
Capisco la vostra delusione e il disappunto, che comunque mascherate benissimo perchè siete persone gentili.
Il mio ritardo oscilla tra i dieci minuti e il quarto d'ora accademico.
Ora vi spiego come mai. Avete presente l'Arcano del Matto? Se siete mie clienti lo conoscete bene. Quel giovanotto che si fà mordere il calcagno da un gatto selvatico.


Ecco, immaginatemi alle prese col mio gatto, che si impiglia nel lungo gonnellone tzigano che fa molto cartomante. Dieci minuti partono solo per farlo riemergere da lì sotto. In più è nero come la gonna, quindi si mimetizza benissimo.
Se riesco a neutralizzare il gatto con le crocchine nella ciotola, solitamente è mio figlio che si abbranca alla gamba come un piccolo di scimpanzè, ed io devo procedere arrancando con lui su Via Garibaldi, schivando  le irriducibili da shopping che mi sfrecciano vicino con passo veloce (e stanno puntando la borsetta su cui avevate lasciato il cuore, sappiatelo).
Solitamente, in questi casi, divento preda delle ambasciatrici della Chiesa Evangelica, dei volontari di Emergency, degli stranieri che si perdono e mi chiedono come raggiungere la stazione o il Museo Egizio. Anzi, una volta mi si è anche parato davanti un tizio che mi ha chiesto se poteva diventare il mio schiavo. Da quel giorno, ho abolito il cappotto lungo in pelle.
Ce lo sto mettendo tutta per essere puntuale.
Arrivo, sto arrivando, sono dietro l'angolo, abbiate fede, che la fede è la virtù dei forti...

giovedì 7 novembre 2013

PARIS

Sono tornata da poco da un viaggio a Parigi.
Qualche ora di treno, immerso nei campi, nei boschi e nelle colline, ed ero già arrivata.
Di Parigi adoro praticamente tutto.
I Gargoyles che dall'alto dei pennacchi, col loro cuore di pietra, scrutano con severità la mia anima.
La Senna, che scorre come un fluido dorato, e sulle cui rive aprono le piccole botteghe di libri antichi.
La vista panoramica dal Sacro Cuore, con i suoi gradini sempre pieni di artisti e bohèmien.
I parigini, questo colorato guazzabuglio di etnie diverse, che non smetterei mai di osservare quando salgo sulla metro.
La metro, sì, che affonda nelle viscere della terra per trasportarmi veloce da un luogo all'altro. Quando salgo sulla metro vengo colta da uno strano torpore, come se fossi nuovamente accolta nel liquido amniotico della grande Parigi, questa mamma gentile e sommessa che mi culla coi suoi dolci scossoni da una fermata all'altra.
Le catacombe di Parigi, piene di ombra, teschi, femori e memorie.
La Cattedrale di Notre Dame. Sono entrata insieme al sole del tramonto, che illuminava le vetrate proiettando virgole colorate nell'aria. Un tenore e un soprano stavano cantando i Vespri. La loro voce si incuneava, limpida e perfetta, dentro ogni volta e arcata.
Indipendentemente dal proprio credo religioso, secondo me entrare a Notre Dame significa accedere alla sacralità di Parigi stessa.
Mi sono poi fermata un pò sulla riva della Senna, accanto a Notre Dame, ho alzato gli occhi al cielo e sono rimasta lì, sospesa nei miei pensieri, a farmi scuotere dal vento freddo della sera che avanzava.
Forse, chissà, una piccola parte di me è ancora lì.