Venerdì scorso, terminata la
mia conferenza sul Vampirismo (che è stata un vero successo) mi sono recata nel
locale del mio amico Tommy. Il luogo di svago per cartomanti esauste, che
risponde anche al nome di Padiglione 14, a Collegno.
Stavo gustando il mio
meritatissimo Cuba Libre, nella cucina del locale, in compagnia di alcuni
fedelissimi amici, quando, non so come fosse iniziata la conversazione, Tommy
se ne uscì con una perla di saggezza che mi fulminò all’istante.
Stavo parlando di due
persone che conoscevo, padre e figlio. Il padre, il classico hippie
rivoluzionario da giovane, intelligente, acuto e simpatico, laureato in legge,
con una brillante carriera alle spalle. Il figlio trentenne, il classico nevrotico
figlio di papà buono solo a spillargli soldi, dal nuovo coupè
al master di lusso all’estero.
Raccontavo a Tommy del mio
splendido rapporto col padre, e della mia totale mancanza di stima per il suo
agiato rampollo.
Tommy mi chiese: “Il padre è
uno giusto?”
Io: “Sì, molto”.
“Allora, il figlio è un
buono a nulla. È sempre così. Se nasci da uno tosto, sarai un incapace. Se
nasci da genitori incapaci, sarai invece uno in gamba”.
Sono stata folgorata da
un’illuminazione. Era vero. Almeno, per me. Io nasco da genitori talmente
incompetenti che la mia unica speranza è che, nel mio caso, la mela sia cascata
molto ma molto lontana dall’albero. Anzi, spero di essere una pera, una banana,
un ananas o un kiwi, che casualmente si trovava a passare da quel malridotto
albero di mele.
So che bisognerebbe portare
rispetto per i genitori, e che questa non è la sede per piangermi addosso, ma
davvero me ne hanno combinate troppe nella vita.
Però la teoria
brillantemente snocciolata nella cucina dell’ex manicomio di Collegno mi ha
acceso un barlume di speranza, ovvero che forse, chissà, io possa sfuggire
all’ereditarietà e alla genetica. Quel tanto per evitare i grossolani errori
dei miei genitori. Per carità, di errori ne farò sicuramente altri, di più
innovativi e originali.
Ho sempre saputo di avere non
una, ma molte marce in più rispetto ai miei.
Chissà, forse nascere da
genitori tosti, che hanno saputo cavalcare la vita con coraggio e intelligenza,
procurandosi anche un bel successo materiale, non è sempre un vantaggio.
È un
po’ la storia della volpe e l’uva, nel mio caso, ma mi piace pensarlo. Pensare
che nascere da una famiglia benestante, agiata e di successo non sia sempre
indice di successo anche per la generazione a venire.
Se nasci avendo già tutto,
avendo già la pappa pronta, crescerai molle, annoiato, senza ambizioni, senza
lo stimolo di un riscatto.
I tuoi genitori hanno già
lottato, anche per te. Per vincere ed affermarsi, hanno pienamente compreso la
ferocia, l’egoismo e la brutalità del mondo esterno. L’unico errore che fanno
questi brillanti genitori è che vogliono preservare la giovane prole da tutto
questo.
È un errore in cui sento che potrei cadere anch’io, da giovane mamma
apprensiva quale sono.
Se un ragazzo al contrario viene
su da genitori incapaci, manchevoli, incompetenti, dovrà, da subito, utilizzare
tutto l’ingegno e le capacità possibili per sopravvivere, per non soccombere, davanti
ai loro problemi e alle loro disgrazie. Per carità, in alcuni casi ne verrà
travolto e non riuscirà più a rialzarsi. Fortunatamente, gli assistenti sociali
dovrebbero servire proprio a questo, a evitare questa opzione.
Se è vero che ciò che non ci
distrugge ci fortifica, anche quando siamo sangue del suo sangue, un figlio di
genitori sbagliati, quando la gabbia si apre e lui finalmente si ritrova libero e vivo davanti al mondo,
qualche trucchetto in più sulla vita dovrebbe conoscerlo.
Chiamiamolo un regalo del
destino, del karma, a fronte delle avversità subite nell’infanzia. Oppure una
semplice e matematica conseguenza.
Esistono le eccezioni, ovviamente,
anche se rare. Però, la regola di Tommy mi piace.
(André Subrac)
RispondiEliminaDi sicuro se nasci da 2 genitori "tosti" corri il serio rischio di non riuscire a "competere" con loro, il che nel periodo della formazione di una personalità significa crescere sconfitto ---> (prob.) fallire.
Negli altri casi però un collegamento così stretto non lo vedo, nel tuo caso di sicuro è così, tuttavia non vedo la regola generale (magari semplicemente le marce in più cui ti riferisci ce le hai di tuo e basta).
I genitori, tosti o smidollati che siano, dovrebbero comunque ricordare sempre che un bambino non è un adulto e va aiutato a crescere.
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RispondiEliminaVero, vero quello che scrivi... Chissà magari è solo una coincidenza, in alcuni casi tra cui il mio. Però devo ammettere che molte, troppe famiglie che ho avuto modo di conoscere hanno in qualche modo sostenuto questa teoria.
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