venerdì 5 luglio 2013

LA SANITA' ITALIANA



Eccomi anche oggi. Ragazze, non lasciatevi distrarre da George Clooney, questo è un post dannatamente serio...
Premetto che sono una di quelle persone a cui non piace distruggere senza costruire, a cui non piace vomitare rabbia e vilipendio su una istituzione. Preferisco la sana critica costruttiva all'acido elenco delle mancanze di qualcuno, o di qualcosa.
Inoltre, non mi piace sparare a zero finchè non ho vissuto in prima persona un evento sgradevole.
Ebbene, in questi giorni mi è successo di vivere un evento sgradevolissimo: l'essere palleggiata, rimbalzata da un ospedale all'altro. Sto bene, sto benissimo, vi seppellirò tutti, però con l'età che avanza ho scoperto una intolleranza alimentare. E dopo la giornata di ieri, ho scoperto di possedere anche una intolleranza alla sanità pubblica italiana.
Andiamo per gradi. Parliamo di quei poveri tapini che soffrono di questa intolleranza alimentare, e stiamo diventando un fottio, sappiatelo... La mia parrucchiera è allergica allo zinco, metà delle mie conoscenti non possono avvicinarsi a lattosio, glutine, frutta esotica, basilico....
Lo Stato ha predisposto, nella sua benevolenza e magnanimità, che io potessi ottenere, mensilmente, un cospicuo rimborso per i carissimi alimenti a me concessi. Peccato che ottenere tale ambita esenzione per il rimborso degli alimenti sia una cosa virtualmente impossibile.
Entrare da Tiffany con un passamontagna è un'impresa più semplice.
Inizialmente, sembrava che tale esenzione potesse essere attestata dal medico specialista che mi aveva in cura, con tutti i referti del caso in mano. Peccato che questo geniale medico specialista asseriva, senza ombra di dubbio e margine di errore, che tale certificato veniva rilasciato solo in un altro ospedale, da un'altra persona. Gentilmente, quindi, questo medico specialista di un noto ospedale torinese si è preso (volontariamente, senza che gli chiedessi nulla) l'incarico di mandare via fax la copia dei miei esami, per ottenere, sempre via fax, tale esenzione. Una robetta veloce veloce, roba da tre giorni, mi diceva. Sapete quanti giorni sono passati? Quaranta.
Non scherzo. Ah, e in questi quaranta giorni immaginatemi telefonare assiduamente a tale medico, alla segreteria del suo reparto, tornare in ospedale per firmare un presunto modulo mancante sulla privacy, chiedere chiarimenti al mio medico della mutua, che ne sapeva meno di me, e ad alcuni amici che lavorano all'Asl, che neppure loro ne sapevano molto di più; telefonare e andare di persona nell'ospedale che doveva rilasciare tale prezioso certificato,
Le impiegate dell'ospedale, candidamente, mi hanno fatto notare che nessuno aveva mai inviato fax con la mia documentazione, e che il mio medico specialista, al posto di inviare la mia documentazione ad altri uffici, era abilitato a rilasciarmi, sul momento, l'esenzione.
Davanti alla concreta possibilità che cominciassi a maledirli tutti, poveri infermi presenti compresi, ad una delle impiegate è venuta un'idea. Era semplicissimo. Bastava che io prenotassi una visita privata con un altro medico specialista che lavorava anche nella sanità pubblica. Bastava tirare fuori 130 euro, e il mio certificato, per miracolo, sarebbe stato pronto il giorno seguente.
Fortunatamente, nel mio caso, un insperato aiuto mi è giunto da un altro medico ancora, che non centrava assolutamente niente ma che ha preso a cuore la faccenda, è riuscito a fare le telefonate giuste e una lista d'attesa di sei mesi per una ulteriore visita si è ridotta a due giorni. Senza dover spendere cifre elevate.
Insomma, in questa storia ho avuto a che fare con un medico molto inefficente, ed uno, forse per compensazione, eccellente. (Non era George Clooney, non fatevi strane fantasie...)
Perchè i medici sono esseri umani, come tutti noi, ricordiamolo, non appartengono ad una casta superiore. E come tutti noi, possono essere pieni di pregi o di difetti (o entrambi). Io quì non mi voglio scagliare contro la categoria medica, nè contro le impiegate di sportello. Voglio scagliarmi contro la Sanità pubblica, per come è attualmente organizzata. In questo stato di cose, ottenere la mia esenzione diventa una sorta di terno al lotto, di roulette russa, di fortuna o sfortuna a seconda del medico che il fato mi mette davanti. Ecco, credo che non dovrebbe funzionare proprio così. E credo anche che, nel momento in cui abbiamo la sfortuna di incappare nel medico sbagliato, incompetente, impreparato o pasticcione che sia, credo che l'unica ancora di salvezza non dovrebbe essere rappresentata dall'aprire il portafogli e spendere quanto un weekend fuori porta, per pagare privatamente e ottenere maggiore efficenza.
Inoltre, ho tanti, troppi clienti che stanno portando avanti cause giudiziarie contro la Sanità pubblica. Ne ho troppi che si trovano un'ovaia in meno, un bambino paralitico, un parente defunto. Quando avevo dieci anni, la mia migliore amica è entrata in ospedale per un'appendicite. La dose sbagliata di anestesia le ha provocato un arresto circolatorio. E' viva per miracolo. E' vero, sono uomini, è normale che possano sbagliare. Ed è normale che, allo stesso tempo, si addossino la responsabilità dei loro errori.
Concludo però dicendo che io credo nella preparazione, nell'intelligenza, nell'accortezza delle persone che hanno in mano, quotidianamente, la nostra vita. Credo inoltre che esista un destino imperscrutabile dietro a tutto ciò, e che se è scritto che le cose devono andare bene, prima o poi lo faranno.
Buona vita a tutti, lontani da ospedali, ticket, esenzioni, medici e malattie.


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