giovedì 30 maggio 2013

LA SOGLIA DI SOPPORTAZIONE


Dicono che non esistano differenze tra i sessi. Palle. C’è una primo, irrimediabile abisso tra il genere maschile e quello femminile: la soglia di sopportazione al dolore.
Non esiste altra razionale spiegazione al fatto che, se mi prendo una bella influenza, stoicamente stringo i denti, mi alzo e vado avanti.
Se è mio marito a prendersi l’influenza, comincia a lamentarsi come un malato terminale senza morfina. A volte, avvicinandomi al suo capezzale, ho la tentazione di esclamare: “Lazzaro, alzati e cammina” per testare i miei poteri taumaturgici. Alla visione di una larva umana avviluppata in qualcosa di molto simile ad un sudario, che risponde ancora al nome di mio marito, vengo colta da un immane senso di caritatevole pietà. Al chè, il mio istinto mi porterebbe a ricoprire di kerosene la straziante vittima e darle fuoco, per alleviare le sofferenze. Poi mi sopraggiunge il ricordo che in Italia tale pratica risulta proibita, viene chiamata “omicidio volontario”, e io passerei per la neo vedova che aspira ad ereditare la libreria Esotericamente.
Così, spengo il fiammifero e gli porgo il tachifludec.
Torniamo alla soglia del dolore. Chi ha superato i 15 anni, non ne ha ancora 50 ed appartiene al mio stesso genere, sa già di cosa sto per parlare. Il ciclo. Il treno. Il marchese (mai capito perché chiamarlo così). Gli altri diecimila termini assurdi li salto. Almeno un giorno e una notte di feroci tarantolamenti  al basso ventre. Una volta al mese. Anche solo per tale motivo, penso che ogni donna dovrebbe essere canonizzata e santificata alla stregua di Padre Pio. Ah, già, lui aveva le stimmate. Uno pari.
Per non parlare dei dolori del parto. Io, che ho avuto un parto naturale e privo di problemi, sono entrata in travaglio alle 5 di notte e ho partorito il prezioso erede della libreria Esotericamente alle 4 del pomeriggio. L’ora del the coi pasticcini, per intenderci. Prima, probabilmente, gli sembrava troppo presto per uscire, conoscendo il tipo. Immaginatemi a gridare come una cantante lirica al suo primo debutto, per due ore consecutive. Non entro in altri dettagli per rispetto delle mie coraggiose lettrici del blog che ancora hanno intenzione di fare un figlio, prima o poi.
L’uomo, in tutta questa faccenda della procreazione e della nascita, ci mette la parte più piacevole, poche storie. Chi si trova le caviglie gonfie come un elefante, la sciatica e il fiato corto, il corso pre-parto e la suocera onnipresente, siamo noi.
Oltre alla soglia di sopportazione del dolore, le donne sono campionesse in un’altra cosa. La soglia di sopportazione agli uomini stronzi. Lì sono imbattibili. Primo posto sul podio.
Ultimamente mi sono imbattuta in due casi umani che paiono due barzellette.
Nel primo, lei esce con un suo ex, che sapeva già sposato con un bimbo. Vabbeh, ci esce senza impegno, un po’ come due buoni amici. Lui la pressa, lei lo ferma. La serata trascorre senza che accada niente di compromettente. Dopodichè, lei torna a casa e va a dare una sbirciata su Facebook sul profilo della moglie di lui. Benedetto Facebook, non ci fossi bisognerebbe inventarti. Sapete cosa scopre? Che la moglie, quella mattina stessa, aveva partorito il secondo figlio di lui. E lui, quella sera, dato che la moglie era in ospedale, ha pensato bene di regalarsi una libera uscita con l’ex.
Mamma che brividi.
La seconda barzelletta riguarda un’altra, sfortunatissima donna, che si innamora dell’uomo sbagliato. Tutto comincia con un’entrata trionfale nel negozio di lei, con un mazzone di rose rosse e un sorriso sfolgorante. Tutto finisce con lei che si ritrova senza carta di credito, con un ammanco di circa 7.000 euro.
Era uscito anche un film che rende l’idea per il titolo: “Uomini che odiano le donne”.
Riassumendo, in lunghi anni di onorata carriera trascorsi a raccogliere confidenze sentimentali, ho notato una cosa: le donne hanno una sopportazione davvero, davvero alta.

Ma quando dicono basta, non ce n’è più per nessuno.

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