Dicono che non esistano
differenze tra i sessi. Palle. C’è una primo, irrimediabile abisso tra il
genere maschile e quello femminile: la
soglia di sopportazione al dolore.
Non esiste altra razionale
spiegazione al fatto che, se mi prendo una bella influenza, stoicamente stringo
i denti, mi alzo e vado avanti.
Se è mio marito a prendersi
l’influenza, comincia a lamentarsi come un malato terminale senza morfina. A
volte, avvicinandomi al suo capezzale, ho la tentazione di esclamare: “Lazzaro,
alzati e cammina” per testare i miei poteri taumaturgici. Alla visione di una
larva umana avviluppata in qualcosa di molto simile ad un sudario, che risponde
ancora al nome di mio marito, vengo colta da un immane senso di caritatevole
pietà. Al chè, il mio istinto mi porterebbe a ricoprire di kerosene la
straziante vittima e darle fuoco, per alleviare le sofferenze. Poi mi
sopraggiunge il ricordo che in Italia tale pratica risulta proibita, viene
chiamata “omicidio volontario”, e io passerei per la neo vedova che aspira ad
ereditare la libreria Esotericamente.
Così, spengo il fiammifero e
gli porgo il tachifludec.
Torniamo alla soglia del dolore.
Chi ha superato i 15 anni, non ne ha ancora 50 ed appartiene al mio stesso
genere, sa già di cosa sto per parlare. Il ciclo. Il treno. Il marchese (mai
capito perché chiamarlo così). Gli altri diecimila termini assurdi li salto.
Almeno un giorno e una notte di feroci tarantolamenti al basso ventre. Una volta al mese. Anche
solo per tale motivo, penso che ogni donna dovrebbe essere canonizzata e
santificata alla stregua di Padre Pio. Ah, già, lui aveva le stimmate. Uno
pari.
Per non parlare dei dolori
del parto. Io, che ho avuto un parto naturale e privo di problemi, sono entrata
in travaglio alle 5 di notte e ho partorito il prezioso erede della libreria
Esotericamente alle 4 del pomeriggio. L’ora del the coi pasticcini, per
intenderci. Prima, probabilmente, gli sembrava troppo presto per uscire, conoscendo il
tipo. Immaginatemi a gridare come una cantante lirica al suo primo debutto, per
due ore consecutive. Non entro in altri dettagli per rispetto delle mie
coraggiose lettrici del blog che ancora hanno intenzione di fare un figlio,
prima o poi.
L’uomo, in tutta questa
faccenda della procreazione e della nascita, ci mette la parte più piacevole,
poche storie. Chi si trova le caviglie gonfie come un elefante, la sciatica e
il fiato corto, il corso pre-parto e la suocera onnipresente, siamo noi.
Oltre alla soglia di
sopportazione del dolore, le donne sono campionesse in un’altra cosa. La soglia
di sopportazione agli uomini stronzi. Lì sono imbattibili. Primo posto sul
podio.
Ultimamente mi sono
imbattuta in due casi umani che paiono due barzellette.
Nel primo, lei esce con un
suo ex, che sapeva già sposato con un bimbo. Vabbeh, ci esce senza impegno, un
po’ come due buoni amici. Lui la pressa, lei lo ferma. La serata trascorre
senza che accada niente di compromettente. Dopodichè, lei torna a casa e va a
dare una sbirciata su Facebook sul profilo della moglie di lui. Benedetto
Facebook, non ci fossi bisognerebbe inventarti. Sapete cosa scopre? Che la
moglie, quella mattina stessa, aveva partorito il secondo figlio di lui. E lui,
quella sera, dato che la moglie era in ospedale, ha pensato bene di
regalarsi una libera uscita con l’ex.
Mamma che brividi.
La seconda barzelletta
riguarda un’altra, sfortunatissima donna, che si innamora dell’uomo sbagliato.
Tutto comincia con un’entrata trionfale nel negozio di lei, con un mazzone di rose
rosse e un sorriso sfolgorante. Tutto finisce con lei che si ritrova senza
carta di credito, con un ammanco di circa 7.000 euro.
Era uscito anche un film che
rende l’idea per il titolo: “Uomini che odiano le donne”.
Riassumendo, in lunghi anni
di onorata carriera trascorsi a raccogliere confidenze sentimentali, ho notato
una cosa: le donne hanno una sopportazione davvero, davvero alta.
Ma quando dicono basta, non
ce n’è più per nessuno.
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