Ieri, per chi non se ne
fosse accorto, era Venerdì 17. Io sono quel tipo di esoterista che detesta le
superstizioni. Non credo che Venerdì 17 sia un giorno sfortunato, così come non
credo che i gatti neri portino sfortuna (il mio Famiglio, ricordate?), così
come non credo che passare sotto le scale e vestirsi di viola porti tigna.
Mi rendo però conto che
alcuni dei miei clienti sono un po’ prevenuti in tal senso. Per anni ho fatto
le carte ad un uomo, sui 40, che ogni volta che mi vedeva estrarre dal mazzo di
carte il Diavolo o la Morte, senza farselo ripetere due volte si alzava in
piedi, faceva due cornetti con le mani e li scagliava contro le mie carte,
accompagnando il tutto con un sentito “Tiè! Tiè!”. Poi si ricomponeva come se
nulla fosse successo e mi chiedeva di andare avanti a predire il futuro. Dato
che io leggo solo gli Arcani Maggiori, che sono 22, queste 2 carte infauste uscivano molto, molto
spesso. Insomma, potete immaginare che razza di consulto venisse fuori. Quando
terminava, mi chiedevo sempre se le mie carte necessitassero di una semplice
purificazione o dell’esorcismo di un prete per riprendersi da tutti quei
cornini puntati contro.
Dato che ho perso ogni
speranza di redimere il mio cliente dalle sue feroci superstizioni, ma voi mi
sembrate molto più accondiscendenti, oggi vi illustrerò perché il numero 17 ed
il colore viola non portano sfortuna.
Il numero 17, in caratteri romani si
scrive XVII. Se noi lo anagrammiamo, può diventare “VIXI”, ovvero “ho vissuto”,
ovvero “sono morto”. Quindi, vi sembra un motivo sufficiente per temerlo? La
numerazione romana è alquanto obsoleta, e gli anagrammi ormai si usano solo per
Ruzzle.
Sfatiamo ora il colore
viola. All’epoca dei teatranti e dei giullari di corte, era abitudine per loro
vagare di castello in castello per intrattenere i signorotti feudali e la loro
cerchia. Nel periodo di Quaresima, però, non venivano ricevuti da nessuno e
facevano la fame, perché la Chiesa proibiva, in quel periodo dell’anno, ogni
sorta di festeggiamento. Vediamo se siete bravi in catechismo: di che colore
sono i paramenti, ovvero gli abiti dei preti, durante la Quaresima? Viola. Ecco
perché, tuttora, il Viola è un colore che sembra portare sfortuna soprattutto
alla gente di spettacolo. Ma a meno che voi non vogliate partecipare a Uomini e
Donne o al Grande Fratello (e in questo caso vi bandisco dal blog!), il Viola
non vi porterà la minima sfiga.
Ora che vi ho convinti, devo
però confessarvi che, un pochetto, inizio a temere che Venerdì 17 porti tigna.
Perché ieri mi è davvero successo di tutto.
Intanto, mi sono svegliata
alle 3 di notte, mio figlio aveva la febbre. Di lì in poi, tra termometri,
bicchieri d’acqua, ghiaccio e antipiretici, non son più riuscita a dormire. Al
momento di fare colazione scopriamo che i tubi del lavandino, della lavatrice e
della lavastoviglie sono terribilmente e irrimediabilmente intasati. Non c’è
soda caustica, idraulico liquido, stura cessi che funzioni. Chiamiamo un
idraulico.
Arriva un Bocia, che a
stento faresti passare per maggiorenne, capello lungo e vestito di nero.
Sembrava uscito da qualche Gothic band maledetta. È Venerdì 17, d’altronde,
inizio a riflettere. Quale altro tipo di idraulico poteva presentarsi oggi?
Il Bocia (significa
“apprendista” in piemontese) inizia a fare un gran lavoro tra tubi, sgorghi,
manovelle e acidi corrosivi. Ma qualcosa gli và storto. Immaginate il tubo
della lavatrice che improvvisamente si stacca, esplode, e, animato di vita
propria, inizia a dimenarsi come un boa constrictor sputando acqua e acido
corrosivo per tutta la stanza. Di lì a poco, il tubo del lavandino di cucina,
non volendo sembrare da meno, lo imita, danzando come una feroce anaconda che,
oltre ad acqua e acido corrosivo, sputa anche sabbia, sassi e qualche strano
materiale organico non meglio identificato. (Ah, c’era anche una saponetta).
Io abbandono la cucina per
andare da mio figlio, che, sotto l’influsso della febbre, degli strani rumori
provenienti dalla cucina e dai nostri commenti inizia a delirare di strani
draghi, mostri, serpenti e rettili che persino Chtulu temerebbe.
Nel frattempo il mio gatto
(quell’intelligente esemplare di Famiglio) decide che è arrivato il momento di
pisciare nel lavandino otturato, per la gioia dell’idraulico. A cui tra l’altro,
povero Bocia, cade il pacchetto di sigarette appena aperto nel secchio dell’acido.
Sorridendo gli dico: “Eh, oggi è Venerdì 17, d'altronde”. Lo vedo voltarsi di
spalle e fare un inequivocabile gesto maschile di toccata di p…
Ma non è finita. L’idraulico,
visibilmente scosso dal mio commento, con la scusa di cercare una ferramenta,
ci abbandona al nostro triste destino per circa un’ora.
Decido di aprire la porta
della cucina per tentare un esorcismo (in realtà avevo fame…) e vengo inondata
da un puzzo di acido e zolfo tale che mi sembra di essere precipitata in un
girone infernale di dannati. Da un momento all’altro, mi aspettavo che dal
frigorifero uscisse fuori qualche demone corrosivo a ingiungermi di pentirmi
dei miei peccati.
Non voglio dilungarmi oltre,
sappiate che la giornata di ieri è stata davvero luuunga. Ora però i lavandini
funzionano e il Bocia è tornato a suonare nel suo gruppo Gothic - Metal.
Io nonostante tutto continuo
a ripetermi che il venerdì 17 è un giorno come tutti gli altri.
E a voi, com’è andata? Siete
sopravvissuti?
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